GIOVANNI TRUNCELLITO MARIA il noto ritratto della Callas - olio su tela cm 30 x 40 - click to enlarge
testo di

Carlo Fabrizio Carli





 

La pittura di Giovanni Truncellito ci introduce in un singolarissimo contesto neosimbolista, che ha pure il merito di farci interrogare sul ruolo e lo spazio operativo che il Simbolismo occupa nell'arte contemporanea.
Ora, che le cose stessero in modo diverso, e anche molto diverso, da come un po' tutti ritenevano anche soltanto un quindicennio addietro, vale a dire che il repertorio simbolista fosse, in sostanza, un approdo conclusivo, e in effetti concluso, dei linguaggi e delle attitudini estetiche, lo attesta, con evidenza e con intensità crescente, l'interesse attivato sia a livello di ricerca storica che di esperienze operative, riguardanti - queste ultime - soprattutto e significativamente artisti giovani e giovanissimi.
La grande mostra veneziana di un paio di anni addietro, dedicata a Puvis de Chavannes, rivelando l'importanza eccezionale che questo artista aveva esercitato su molti "padri della modernità", ha posto un' ideale sanzione a questa nuova prospettiva critica.
Ma - appunto - si trattava ancora di un pur fondamentale discorso di ambito storiografico. Truncellito è uno di quegli artisti (per nulla isolati) che traggono dal terreno del Simbolismo alimento per il proprio discorso, e quindi lo innestano nel terreno palpitante dell'attualità.
Per Truncellito il mito classico, ma anche le mitologie contemporanee (penso al ruolo che nei suoi quadri - di lui appassionato di musica - ha rivestito la figura di Maria Callas, oltretutto ideale ma concreto tramite con l'Ellade della classicità) assumono un ruolo centrale.
Dei (Pan), eroi (Guerriero Rosso), personaggi mitologici (Orfeo, Ganimede, Medea, Alceste), l'Ellade e la Magna Grecia (lo Jonio, Sibari, Crotone), sono nei suoi quadri presenze vive e, seppure filtrate attraverso lo schermo della grande letteratura classica, non costituiscono mai presenze di pretesto o di occasione letteraria.
Quali possono essere considerati dei referenti pittorici di Truncellito? Böcklin, certo, come attesta esplicitamente il soggetto e il titolo di un quadro: Risveglio (Aurora a Villa Böcklin) . Ancora più esplicitamente Gustave Moreau e colui che può di quest'ultimo considerarsi l'allievo più stimolante, ovvero - come è già stato rilevato - Odilon Redon. E non il Redon nero, il più noto, quello delle litografie e dei carboncini, anticipatore affascinante e al tempo stesso inquietante, del repertorio surreale, e neppure quello dei ritratti, contraddistinti da una misura e da un controllo compositivo che sembrano rinviare a Dégas, ma il pittore di improvvise, incandescenti deflagrazioni cromatiche.
Direi, anzi, che proprio le deflagrazioni cromatiche, fattesi in lui esasperate, vere piogge di oro rutilante - che nei quadri di Truncellito hanno il compito di marcare lo stacco tra la dimensione altra del mito e quella dell'ordinario ritmo della realtà fenomenica - costituisce la caratteristica forse più singolare, la cifra più personale dell'artista romano.
Ma, del bagaglio pittorico di Truncellito occorre citare anche i due dioscuri della Metafisica, Giorgio de Chirico e Alberto Savinio. Ed è attraverso la loro mediazione (significativamente nelle composizioni del nostro artista non c'è traccia dei crudeli stravolgimenti surrealisti, ma piuttosto di straniamenti spaesanti), che Truncellito rivisita le architetture di sapore novecentista, che de Chirico aveva genialmente prefigurato nelle sue celeberrime Piazze d'Italia.
Le architetture che Muzio, Piacentini e i loro affini e seguaci avevano progettato senza alcuna deliberata discendenza dai modelli pittorici dechirichiani che le avevano precedute di un ventennio, ma quale frutto di una koiné di gusto (incentrate sulla semplificazione marcata dei referenti classici); ovvero le architetture postmoderne che - queste deliberatamente - mezzo secolo dopo si sarebbero ispirate tanto alle architetture della Metafisica "dipinta" che a quella "costruita".
Ecco la matrice esplicita di dipinti quali Algida voce, Il bel canto, Interludio.
Né ci si meravigli di così forti e motivati interessi architettonici; essi posseggono pure una motivazione professionale, essendo Truncellito, oltreché pittore anche architetto.
Mi sembra, del resto, che questa attitudine architettonica sia leggibile pure in altre opere e in altri particolari, come certe barriere di montagne che Truncellito inserisce nei suoi quadri (Medea) con la valenza linguistica propria di una quinta teatrale.


Carlo Fabrizio Carli


orfeo_UU.jpg (7155 byte)
RAPIMENTO dittico - olio su tela - click to enlarge
interludio_UU.jpg (7015 byte)

texte

MARIE CLAIRE NEPI

CARLO FABRIZIO CARLI

CHICCA GUGLIELMI MORONE

ANTONIO MIREDI

GIOVANNI BOLLEA

GABRIELE BORGHINI

CESARE NISSIRIO

DUCCIO TROMBADORI

CATALOGO

.

TEOREMA DELL'INCANTO 

RASSEGNE

e mail

ALBUM FOTOGRAFICO

HOME