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Un fiore azzurro fiorisce sulle rocce rosso
fuoco, ma sono rocce? Oppure un mare di lava rossa, pagliettata d'oro, sul quale avanzano
la Diva e l'Unicorno. Un orizzonte infuocato si screzia di scintillazioni preziose,
riflessi di un fiume vulcanico e pulviscoli di turchese e oro. Esplodono al centro
girandole di luce che annunciano la discesa dell'efebo igneo, crinito di fiamme,
metallizzato nell'incandescenza della sua materia avvampante. Un sole irraggiato di
faville deflagra nel cuore dell'Unicorno sciogliendo per sempre il suo orgoglio virginale
e Lei, la Diva incedente chiusa nel suo manto di purezza, già avverte le fiamme salire,
ardente nel suo rosso manto serico trapunto d'oro, sente la fodera della sua veste bianca
incrostarsi di scaglie auree e patisce la vampa che rende i suoi capelli di rame e le sue
labbra ispessite nella laminatura dorata. Sulla sua testa un'ostia di fuoco irraggia, pur
rimanendo intatta, il suo magma dorato. In questa annunciazione bruciante si esalta il
sublime riconoscimento dell'inalterabilità del corpo mistico che arde senza consumarsi e
si scioglie nel mare del suo fuoco mantenendo, anche nella crudeltà di un evento
tellurico e dirompente, la capacità di riconoscersi quale soggetto.
ORACOLI E DISVELAMENTI OVVERO MONDI DIVERSI AL DI LA' DEL SIPARIO
MEDEA, RIVELAZIONE
Una figura chiusa in un bozzolo tessile, intenta, tesa nell'atto della comprensione
divinatoria attende il dischiudersi della ferma barriera materica. E' Medea, la maga, che
chiama il sortilegio, la rivelazione. La compatta architettura delle torri urbane ancora
non ha perso la sua natura quasi geologica, anche se il tramonto rosso ed oro incendia un
cielo solcato da pianeti di fuoco e vie lattee di lava. Quasto è il preludio al
disvelamento, ma non appena il tempo si rende epifanico è allora che i mondi terrestri si
aprono a lasciarsi fendere da un implacabile raggio di luce fredda, e dove questo batte,
là, sulle scogliere di roccia lavica, scava crateri increspati di nevi ardenti e ne fa
ruscellare liquidità ed umori preziosi. Alle balconate dei mondi terrestri, disciolti
ormai nei tizzoni al calore bianco, il Genio oracolare si affaccia per sollevare il velo.
Altre nature, altri spazi, morfologie diverse caratterizzano il mondo disvelato; l'altro
mondo, quello del prima, è scomparso dietro una colata rossa ed oro che fumiga sul fondo.
ARCHITETTURE TERRESTRI.
LORO CAPITOLAZIONE SOTTO L'ATTACCO DELLA BELLEZZA
INTERLUDIO, ALGIDA VOCE, IL BEL CANTO
Sono ferme, costruite in maniera solida, di muro pieno. Hanno la neutra
consistenza degli edifici senza tempo e occupano spazi concreti e misurabili. Si fanno
leggere secondo tipologie sicure e convalidate, acquedotti, torri, propilei, griglie di
finestrature. Sembrano inattaccabili e incorruttibili, ma crollano davanti alla Bellezza o
di fronte all'incanto dei Sortilegi, e i loro teoremi e i loro enigmi sono perennemente
vulnerati dai fuochi dei mondi sentimentali, laddove non vale la forza di progettazione,
regola dell'esecuzione, ragione matematica. Trapani d'oro le penetrano, sciami d'insetti
preziosi le corrodono, fiamme appiccate da cosmogonie scintillanti di luci fredde le
distruggono,corpi di energia, uomini legati con nastri rossi e cavalli neri, le fendono,
cosicché la loro impassibilità rabbrividisce e sentono impellente la trasformazione. Un
capitello ionico di metallo dorato si allunga a
dismisura, tradisce la sua forma e il suo senso, si rende onirico e surreale, conquista
libertà di espressione arrendendosi all'amore che fluidifica il cosmo. Voci stellari
fanno spiovere raggi laser sulle strutture organizzate delle città dell'uomo e le
riducono in galassie esplose. Eludendo le prigioni del mondo ne balza fuori con una ascesa
prorompente la bellezza nascosta che, non più reclusa, vola verso il suo cielo di oro
fuso e cobalto.
LO STILE DI GIOVANNI TRUNCELLITO
L'elaborazione di un formalismo onirico
si configura per Giovanni Truncellito nella ricerca di un linguaggio linearmente teso e
cromaticamente denso che può collocarsi sotto il segno dell'espressionismo visionario. I
temi simbolisti - con ricordi e citazioni di Friedrich, Bocklin, Von Stuck, De Chirico,
Savinio - sono rivisitati in una dimensione esaltata, estatica, carica di erotismo e,
insieme, di sottile misticismo.La forte spiritualità di cui si nutre questa pittura
implode nelle immagini attraverso l'esaltazione del concetto di materia effusa. Questa
scelta, primariamente ideologica, comporta una pittoricità di tipo galattico, come da
mondi iperurani che riverberino sulle forme oggetive disintegrandole o trascinandole nel
loro vortice di scintille e riflessi. Un apparato formale che sembra derivare da una
meditazione su Redon o su alcuni surrealisti, mischiando le carte, però, fino
all'acquisizione di caratteri figurativi neoindiani. Il rimando al mondo dell'opera
implicito nel nome dell'esposizione mi pare comunque risolvibile non tanto in chiave
verdiana o addirittura pucciniana, come alcuni titoli dei dipinti sottendono, quanto in
sintonia con un wagnerismo soprattutto evidente nella fluidità cosmica e luminosa delle
partiture pittoriche e nell'intento sempre presente di approdare ad un infuocato
sortilegio
dell'immaginario.
Gabriele Borghini
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